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Work For Equity

Work For Equity: cosa vuole dire?

Il Work for equity (o wfe), significa letteralmente ‘’lavorare per le quote’’ e di fatto si tratta proprio di questo.

Vediamo meglio come funziona il work for equity:
quando si attiva un accordo di Work for equity un consulente, professionista o fornitore presta la propria opera o i propri servizi in cambio di quote o azioni della società.

Non si tratta quindi di nessun rapporto di lavoro dipendente o cose simili, nella maggior parte dei casi infatti non c’è tra le parti il classico pagamento del servizio.
Il pagamento avviene sotto forma di cessione di quote alla scadenza dell’accordo di work for equity o in maniera graduale sempre nei tempi previsti nell’accordo.

Infatti per attivare questo strumento è necessario stipulare un vero e proprio accordo per andare a specificare alcuni importanti dettagli come il tipo di servizio offerto dal professionista, la durata, la percentuale di quote cedute.

Al fine di disciplinare al meglio il work for equity è utile inserire anche altre informazioni come:

  • limiti al trasferimento delle quote per evitare cessioni di quote prima di un tempo stabilito
  • divisione delle spese: per definire a chi spettano le spese del notaio
  • vesting: le tempistiche per la cessione delle quote

Work For Equity: chi può utilizzarlo?

Prima di definire l’accordo e i dettagli del work for equity è importante precisare che non tutte le aziende possono attivare questo strumento finanziario.

Infatti questo strumento è dedicato a start up e pmi innovative (SRL o SPA).

Come riconosciamo una start up o pmi innovativa? Innanzitutto sono iscritte negli appositi registri ma hanno anche altre caratteristiche.

Per essere start up innovativa e attivare il work for equity la società deve avere i seguenti requisiti:

  • non essere costituita di più di 5 anni
  • fatturato inferiore ai 5 milioni di euro
  • non distribuire gli utili e non essere frutto di fusione, scissione o cessione di ramo di azienda
  • produrre o commercializzare prodotti ad alto valore tecnologico

Per le PMI le caratteristiche per essere innovativa, invece, sono leggermente differenti, la società deve:

  • aver certificato l’ultimo bilancio;
  • non essere quotata
  • non essere iscritta come startup innovativa

Inoltre sia le start up che le pmi innovative devono avere almeno 1 di questi altri 3 requisiti:

  • avere spese in ricerca e sviluppo per almeno il 15% del maggior valore tra costo e valore totale della produzione (per le start up)
  • avere spese in ricerca e sviluppo per almeno il 3% del maggior valore tra fatturato e costo della produzione (per me pmi)
  • impiegare personale altamente qualificato (per entrambe)
  • essere titolare, depositaria o licenziataria di almeno un brevetto o software registrato (per entrambe)

Al momento le SRLS (società a responsabilità limitata semplificate) non possono usufruire del work for equity perché hanno uno statuto standard che non prevede l’utilizzo di strumenti finanziari come questo.

Work For Equity e notariato: serve davvero?

Abbiamo parlato di accordo per il work for equity e quindi la domanda sorge spontanea:

“ma per il work for equity serve il notaio?”

La risposta è sì. Dato che a fine work equity è previsto un aumento di capitale, è necessario il notaio che controllerà anche il piano stabilito dal wfe.

Work For Equity: qual è la tassazione?

Il work for equity è uno strumento molto utile anche perché ha una tassazione particolare.

Infatti l’assegnazione di azioni o quote è esente da imposte e non va a cubare nella formazione del reddito imponibile del professionista.

Work For Equity: i vantaggi

Il work for equity ha indubbiamente vantaggi sia per la società che per il professionista.

La società, infatti, può usufruire di competenze e servizi anche non avendo abbastanza risorse finanziarie.

Il lavoratore invece condivide meno il rischio di impresa e può avere delle quote delle società
senza gravare sul proprio reddito. Se cerchi delle offerte di lavoro in work for equity consulta Equitrixx
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